Ci salveranno le acque

in bottiglia?

Nel 2015 si è assistito a un’interessante crescita nel gradimento dell’acqua di rubinetto da parte degli italiani: il 71,8% degli intervistati sceglie l’acqua a km zero, secondo l’indagine commissionata dall’Associazione Aqua Italia all’istituto indipendente Telesurvey Research (adnkronos.com).

Una ragione di questo successo sta forse nella percezione dei potenziali rischi derivanti dall’uso di bottiglie di plastica (PET) per contenere l’acqua?

Il tema, anche se non ancora fortemente sentito dall’opinione pubblica, sarà certamente fra i più studiati e dibattuti nei prossimi anni, confermano gli esperti.

Moltissime sono le plastiche oggi utilizzate come contenitori per alimenti. Fra queste, alcune sono da evitare assolutamente (quelle marchiate 04 PVC – Cloruro di polivinile; 06 PS – Polistirene e 07 altre plastiche), mentre per altre permangono opinioni contrastanti.

Fondate perplessità, a causa della presenza di Antimonio e di Bisfenolo A (BPA), restano anche per le bottiglie in PET (Polietilene tereftalato, marchiato 01): i contenitori più comunemente usati per l'acqua.

Alcuni studi scientifici hanno infatti rilevato la correlazione tra l'assunzione in dosi elevate di BPA ed effetti dannosi su reni e fegato e, negli animali, anche sulle ghiandole mammarie. Non si escludono inoltre effetti sui sistemi riproduttivo, nervoso, immunitario, metabolico e cardiovascolare, oltre al potenziale cancerogeno di questa sostanza (classificata come cancerogena dall’International Agency for Research on Cancer).

Anche se nuovi dati e metodologie più raffinate hanno portato la European Food Safety Authority(EFSA) a ridurre considerevolmente la soglia di sicurezza del BPA da 50 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno (µg/kg di pc/giorno) a soli 4 µg/kg di pc/giorno, gli esperti della stessa agenzia hanno nondimeno confermato il rischio di tossicità di questa sostanza.

Stando dunque agli attuali livelli scientifici di conoscenza, l'attuale livello di esposizione al BPA non rappresenterebbe un rischio per la salute dei consumatori; lo stesso dicasi per l'antimonio contenuto nel PET (quotidianosanita.it).

Il nostro suggerimento precauzionale, ad ogni modo, è di evitare se possibile l'uso dell'acqua contenuta in bottiglie di plastica e, quando non si può davvero farne a meno, di evitare almeno l'esposizione alla luce e a fonti di calore (al sole ad esempio); in alternativa, meglio usare il vetro o contenitori in acciaio inox.

In attesa che nuovi orizzonti scientifici riescano a dissipare gli ultimi, pur fondati dubbi che ancora permangono, di una cosa almeno siamo certi: che alla natura la plastica è del tutto indigesta.

 

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